19 Gennaio

  • SHOAH – FRAMMENTI DI UNA BALLATA. Lecce. Teatro Paisiello. Ore 21.00.   Nell’ambito della stagione teatrale del Comune di Lecce e Teatro Pubblico Pugliese s’inaugura una piccola sezione di 4 spettacoli che al mattino con “la scena dei ragazzi” incontrano il pubblico dei giovani studenti delle scuole medie e superiori e replicano per tutto il pubblico in serale (alle 21.00) dando così l’occasione di assistere a spettacoli di straordinario valore artistico ed educativo non solo per le giovani generazioni.La Compagnia Ura teatro di Lecce presenta “SHOAH Frammenti di una ballata” di e con Fabrizio Saccomanno e Redi Hasa (con registrazioni sonore Valerio Daniele – Chora Studi Musicali grazie a Renato Grilli e Giovanni Saccomanno, prodotto da Farm Lecce e organizzato dal Consiglio Regionale della Puglia – Servizio Biblioteca e Comunicazione Istituzionale, in occasione della “Giornata della Memoria 2015”In Shoah sono narrate quattro storie di bambini e adolescenti vissuti al tempo della Shoah in Ucraina, Ungheria, Polonia, Italia tra il 1942 e il 1946. Conosceremo la terribile esperienza dei tanti orfani abbandonati a loro stessi dopo la deportazione dei genitori, la vita nel ghetto elemosinando un pezzo di pane e qualche patata, la drammatica esperienza del lager dove arrivavano con i loro giocattoli in mano, il ricordo indelebile degli orrori che ha segnato per sempre la loro vita chiusi nel proprio silenzio consapevoli che non ci sono parole per raccontare la Shoah. Attraverso gli occhi dei bambini sarà raccontata la storia che ha portato al potere il nazismo, le leggi antisemite, la vita nei campi di sterminio, fino alla liberazione e all’accoglienza dei profughi che ha interessato anche alcune località della Puglia. Uno spettacolo incalzante e coinvolgente di parole, immagini, suoni.

    “Uno spettacolo capace di tenere in silenzio un teatro gremito di ragazzi coinvolti emotivamente dalle storie dei loro coetanei”.

    Di seguito la genesi dello spettacolo, raccontata dallo stesso Fabrizio Saccomanno :
    “Un giorno di dicembre mi è stato affidato un progetto inerente la Shoah. Si trattava di raccontare in teatro a degli studenti quella che da molti è considerata la più grande tragedia dell’umanità. Da anni a teatro racconto storie ma da subito ho sentito quanto il compito affidatomi andava oltre le mie capacità. Non appena cominciavo a raccontare finivo nell’iperbolico, nell’eccezionale. Le parole si ammantavano di retorica, si facevano esagerate. Continuavo a rileggere centinaia di testimonianze, a studiare le vicende, a nutrirmi di scritti di autori ma poi al momento della restituzione tutto si faceva buio. Dalla fine della guerra ci sono stati lasciati fiumi di parole. Sono molti quelli che hanno testimoniato, raccontato, analizzato, valutato, confessato. Ci hanno lasciato in eredità opuscoli, diari, libri di memorie. Ci sono dentro storie terribili, tanto dolore, a volte anche luoghi comuni, giudizi affrettati e superficiali. Era ed è giusto così. Anche se nella sconfinata letteratura sulla Shoah decisivo è stato per me l’incontro con le pagine di Primo Levi, sicuramente, ma soprattutto di Aharon Appelfeld ed Elie Wisel, che all’epoca erano un bambino e un ragazzo, e poi ancora di Vasilij Grossman, sentivo che tutto questo materiale mi paralizzava. Sentivo che le mie parole andavano ad aggiungersi a tutta un’infinita letteratura senza nulla aggiungere. Meglio, mi dicevo, sarebbe il
    silenzio, il gesto di gettare un fiore in
    terra o di posare una pietra su una tomba.
    Meglio una musica.
    Da questo travaglio ha preso corpo quello che ho chiamato Shoah, frammenti di una ballata. L’idea del frammento si allontana dal concetto stesso di Shoah che, nel tentativo di essere raccontata e ricordata in sequenze verbali, retoriche e filmiche compiute, per denunciarne l’assurdità e l’immensità, rischia di assumere una forma astratta e vuota.  Con Redi Hasa, meraviglioso musicista e compositore, abbiamo costruito quattro brevi racconti in cui continuo è il dialogo tra parole e musica. Sono racconti che non vogliono dire per intero quella terribile storia (d’altra parte come si potrebbe), sono racconti che più che interessarsi ai fatti cercano di restituire le sensazioni e i pensieri di chi c’era li in quel momento. Sono voci di bambini ed adolescenti che non capirono allora quello che stavano vivendo e provano a dirselo e a dircelo in qualche modo. Un modo sincopato e stralunato.  Più che voci che spiegano sono occhi che raccontano. E non cercano redenzione.”

    20 Gennaio

  • OLIVIERO TOSCANI. Otranto.   Più di cinquant’anni di magnifici fallimenti
    Castello di Otranto, 20 gennaio – 31 marzo 2018
    Oltre cento fotografie celebrano la ricerca internazionale di un maestro della fotografia contemporanea.Theutra e Comune di Otranto propongono, nelle sale del Castello Aragonese, la mostra che celebra la carriera di Oliviero Toscani, che sarà presentata dall’artista il 20 gennaio 2018 alle ore 18.30 nella sala conferenze del maniero.

    Un’esposizione, curata da Nicolas Ballario e coordinata da Lorenzo Madaro, che mette in scena la potenza creativa e la carriera del fotografo, attraverso le sue immagini più note che hanno fatto discutere il mondo su temi come il razzismo, la pena di morte, l’AIDS e la guerra.
    Tra i lavori in mostra il celebre Bacio tra prete e suora del 1991, i Tre Cuori White/Black/Yellow del 1996, No-Anorexia del 2007 e tantissimi altri.

    In mostra anche i lavori realizzati per il mondo della moda, che Oliviero Toscani ha contribuito a cambiare radicalmente, dalle celebri fotografie di Donna Jordan fino a quelle di Monica Bellucci, oltre ai ritratti di Mick Jagger, Lou Reed, Federico Fellini e i più grandi protagonisti della cultura dagli anni Settanta in poi.
    In questa straordinaria galleria di ritratti, anche quello dedicato al genio di “Nostra signora dei Turchi”, Carmelo Bene.

    Una foto di Oliviero Toscani


    Saranno inoltre esposte alcune fotografie del progetto Razza Umana, che Oliviero Toscani da anni porta avanti realizzando ritratti nelle strade e nelle piazze del Mondo. «RAZZA UMANA è frutto di un soggetto collettivo – ha scritto il critico d’arte e curatore Achille Bonito Oliva – lo studio di Oliviero Toscani inviato speciale nella realtà della omologazione e della globalizzazione. Con la sua ottica frontale ci consegna una infinita galleria di ritratti che confermano il ruolo dell’arte e della fotografia: rappresentare un valore che è quello della coesistenza delle differenze».

    Comunicazione visiva e allestimento a cura di FARM.

    Oliviero Toscani, figlio del primo fotoreporter del Corriere Della Sera, è nato a Milano nel 1942 e ha studiato fotografia e grafica all’Università Delle Arti di Zurigo dal 1961 al 1965.
    Conosciuto internazionalmente come la forza creativa dietro i più famosi giornali e marchi del mondo, creatore di immagini corporate e campagne pubblicitarie attraverso gli anni per Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus, Inter, Snai, Toyota, Ministero del Lavoro, della Salute, Artemide, Woolworth e altri.
    Tra gli ultimi progetti: la collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Salute, con la Regione Calabria, con la Fondazione Umberto Veronesi, e alcune campagne di interesse e impegno sociale dedicate alla sicurezza stradale, all’anoressia, alla violenza contro le donne, e contro il randagismo. Come fotografo di moda ha collaborato e collabora tuttora per giornali come Elle, Vogue, GQ, Harper’s Bazaar, Esquire, Stern, Liberation e molti altri nelle edizioni di tutto il mondo. Dal 1982 al 2000, ha creato l’immagine, l’identità, la strategia di comunicazione e la presenza online di United Colors of Benetton, trasformandolo in uno dei marchi più conosciuti al mondo. Dal 2007 Oliviero Toscani inizia Razza Umana, progetto di fotografia e video sulle diverse morfologie e condizioni umane, per rappresentare tutte le espressioni, le caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità, toccando più di 100 comuni italiani, lo Stato di Israele, la Palestina, il Giappone e per le Nazioni Unite, il Guatemala.
    Da quasi trent’anni è impegnato al progetto: Nuovo Paesaggio Italiano, progetto contro il degrado dell’Italia. Il lavoro di Toscani è stato esposto alla Biennale di Venezia, a San Paolo del Brasile, alla Triennale di Milano e nei musei.

    Il Castello Aragonese è la roccaforte difensiva della città di Otranto, oggi spazio espositivo e culturale che ospita progetti e mostre di respiro internazionale.
    Danneggiato, riparato e ricostruito, il forte ha visto modifiche già dopo l’assedio del 1067, ma fu in seguito allo storico attacco saraceno del 1480 che la struttura difensiva fu ampliata e dotata di torrioni con cannoniere.
    Passeggiando tra le maestose mura è possibile apprezzare diversi particolari architettonici come le torri Alfonsina, Duchessa e Ippolita, il bastione detto Punta di Diamante, e la Sala Triangolare, realizzata con tecniche difensive innovative che ne fanno uno degli esempi più importanti per l’architettura militare dell’epoca.

    Tutti i giorni, fino al 31 marzo 2018, dalle 10 alle 19.
    Biglietto d’ingresso mostra + castello 7,00 Euro (interno) e 5,00 Euro (ridotto).

    Info: presstheutra@libero.it

Per questa settimana è tutto. Cosa fate dal 14 al 21 Gennaio 2018? Non lo sapete ancora, vero? E allora che ne dite di questi Eventi da Scoprire?  Vuoi suggerire altri eventi ai nostri lettori? Scrivici! Come sempre… BUONA SETTIMANA!

Dio benedica il Salento!